Cosa sarebbe il Parma senza Cassano? Forse uno spogliatoio migliore, con Donadoni meno condizionato e quindi meno vicino alla fine che fece a Napoli. Sarebbe però anche un lume con più paure che speranze con una partenza di campionato del genere, di quelle che ricordano per esempio la Sampdoria di Spalletti con Ortega e Montella davanti, che alla fine dell’anno retrocesse in B quasi senza accorgersene. Il problema era che al grande flop non ci pensava nessuno, era assurdo pensarci, ma se non ci pensi ci finisci poi dentro fino al collo.
Cassano in tutto questo non è il male. Può essere solo il bene. Non fosse che l’ambiente, ma soprattutto la società, lo avevano scaricato in estate per una delle sue monellerie e per il fatto di mostrare interesse (anche esplicito) nei confronti della Sampdoria, che Fantantonio ha amato, poi vituperato, poi ancora amato. E quindi non è colpa di Cassano, non è sempre colpa di Cassano, capocannoniere della squadra e vice di Tevez in Serie A a quota 4 reti in una squadra che ha supportato tutto questo con soli 4 punti.
Il problema è altrove. In Ghirardi che c’è ma non c’è, ancora “depresso” e offeso dell’esclusione europea (meno male che era materiale UEFA e non FIGC sennò sai le polemiche e le accuse…), in Donadoni stesso che quando le cose non filano lisce fa sempre fatica a riprendere in mano la situazione, negli “scontenti” alla Bianiany, in un organico stipato di seconde scelte per il quale era difficile pensare di privarsi dell’apporto di Parolo e Marchionni in un colpo solo. C’è gennaio per rimediare, ma a Parma bisogna ritrovare la voglia. E per una volta Cassano non c’entra nulla di nulla.
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